Una nuova vita

Mettiamo subito in chiaro le cose: quando nel 2010 è arrivato nelle sale la trasposizione cinematografica di Dylan Dog,, Dylan Dog Dead of Night, ad opera di uno sciagurato Kevin Munro, due cose sono balzate subito chiare agli occhi dei poveri telespettatori. La prima, che il signor Munro e chi per esso, non aveva la benchè minima conoscenza di quello che era stato Dylan Dog nella sua forma originaria. La seconda, che uno dei maggiori fumetti italiani oltre ad avere buttato nella spazzatura una buona possibilità farsi conoscere ed apprezzare nel mondo oltre che in Italia, stava subendo anche un terribile declino nelle edicole.

L'orrore
L’orrore

Come spesso ha fatto notare Roberto Recchioni, uno dei più agguerriti autori di fumetti di questi ultimi anni, l’atteggiamento terribilmente provinciale di noi italiani ci impedisce di sfruttare appieno certe potenzialità che in altri ambienti sarebbero una fonte inesauribile di successo. Mi spiego: chi segue attentamente il mondo del fumetto italiano non può fare a meno di imbattersi in continue dichiarazioni di gente che parla di un mercato in crisi, di vendite ridotte, di albi invenduti eccetera. Quello americano, spesso e volentieri, viene indicato come il mercato dei sogni. Tutti vorrebbero scrivere e disegnare per Batman, o Wolverine, o Spiderman. Però poi bisogna guardare i numeri e, a guardarli, si resta interdetti.

Perchè in America il fumetto più venduto è sì Batman, ma con circa 100.000 copie vendute. Centomila copie in America, popolazione 300 milioni di abitanti. E sappiamo benissimo come Batman abbia ricevuto un trattamento negli altri media a dir poco mugnifico: dalla trilogia di Nolan, oggi, ai film di Tim Burton, passando poi per gli infiniti videogiochi, serie animate, merchandising vario. Centomila copie. Su 300 milioni di abitanti.

In Italia il fumetto più venduto è Tex, l’immortale, l’inarrestabile, l’irrefrenabile Tex. Quante copie vende? Ducentomila. Il doppio di Batman. E la popolazione italiana è di 60 milioni di abitanti. Cinque volte di meno. Ripeto ancora, per chi non capisse: Tex vende il doppio di Batman a fronte di un mercato inferiore di cinque volte. E cosa abbiamo per Tex? Qualche rozzo videogioco della Simulmondo dei primi anni ’90 (dalle vendite di tutto rispetto, comunque), un film del 1985 di Duccio Tessari e poco altro.

Poi qualcuno dirà: certo ma Batman non ha le vendite solo in America. I suoi albi vengono pubblicati in tutto il mondo. E io rispondo: vero. Ma questa apertura al mercato estero è avvenuta perchè gli uomini della DC hanno saputo sfruttare quelle che erano le potenzialità del personaggio, moltiplicandolo nei vari media e tramite questo aumentare la visibilità della loro creatura, aprendo le porte dei mercati esteri.

Dylan Dog è il secondo albo più venduto in Italia, con circa 120.000 copie (e nei tempi d’oro degli anni ’90 vendeva più di Tex, giungendo per un certo periodo alla cifra mostruosa di 500.000 copie, cinque volte Batman) ed è, soprattutto, il fumetto horror più venduto nel mondo. In America in questo momento a spopolare è The Walking Dead, con 90.000 copie. Risultato? Dylan Dog ha avuto l’orrore di Kevin Munro, The Walking Dead sta per arrivare alla sua quarta stagione televisiva dopo aver distrutto ogni record di ascolti.

Quello che ha fatto Kevin Munro è stato, in pratica, togliere ogni possibilità di successo in America a Dylan Dog e l’ha fatto girando un film in cui al di là dei cambiamenti imposti da ragioni prettamente commerciali (l’assenza di Groucho per non pagare i diritti d’autore alla famiglia Marx, per esempio) a non essere rispettata al massimo è l’atmosfera del fumetto Dylan Dog. Il film è una puntata di Buffy, in cui Dylan convive con zombi, licantropi, vampiri e demoni vari (potrebbe richiamare anche un poco il Sandman di Neil Gaiman, volendo, ma non c’è abbastanza intelligenza nella pellicola per consentire un simile paragone). Il fumetto, almeno nella sua accezione originale, era una dolente indagine sull’animo umano, sugli orrori della società moderna, il tutto mixato con gusto insieme a della buona azione, qualche genuino spavento e trame oniriche e poetiche che per qualche anno lo hanno reso uno dei prodotti più interessanti in commercio.

Il distinguo sulla sua accezione originale non è però casuale. Come detto all’inizio infatti, la visione del film rispecchiava la caduta libera del fumetto anche nelle edicole. Perchè, per quanto sia dura ammetterlo, il film di Dylan Dog nella sua trama e nella sua impostazione, non era molto diversa da certi episodi pubblicati in edicola negli ultimi anni. Se da un lato, al di là di alcune perdite di vendita dovute alla crisi di mercato (che sì, comunque c’è, questo bisogna ammetterlo), le vendite degli albi sono comodamente stabili sopra le 100.000 copie al mese, il malcontento dei lettori verso il corso seguito dalla serie negli ultimi anni è diventato via via sempre più palpabile. Con l’allontanarsi dalla testata di Tiziano Sclavi, il suo geniale creatore, e di un altro ottimo interprete quale ad esempio Claudio Chiaverotti, abbiamo assistito al progressivo dissolversi delle trame oniriche, sostituite da storielle maggiormente gialle, in cui l’elemento soprannaturale diventa solo un pretesto scomodo e spesso risolto con escamotage alla Scooby Doo. Lo stesso Dylan, prima eroe anticonformista, diventa monolitico, apatico, irritantemente buonista, incapace di rappresentare così perfettamente i lati oscuri della società moderna come accadeva una quindicina di anni fa. Al di là di alcuni sprazzi eccezionali, opera spesso di Paola Barbato, calma piatta.

Fino ad oggi. Perchè Tiziano Sclavi finalmente ha deciso di interrompere la china discendente del personaggio e ne ha affidato le cure al già nominato Roberto Recchioni il quale sta operando le operazioni di svecchiamento del personaggio e di ripristino delle sue caratteristiche iniziali. I primi frutti si sono già visti con il n. 325 della serie, uscito nelle edicole il 27 Settembre e dal titolo “Una nuova vita”. Leggendolo non posso non confermare come si respiri un desiderio di rialzare le sorti di un personaggio di importanza storica per il nostro ambiente culturale. Sebbene la storia sia stata scritta tempo fa, già le modifiche ai dialoghi, resi più scattanti e meno pedanti, restituiscono quella voglia di leggere che da troppo tempo mancava.

La speranza
La speranza

Che altro aggiungere? Non resta che sperare che tutto prosegua bene. E che, se proprio qualcuno volesse vedere un film con Dylan Dog, allora è meglio che si rivolga a Dellamorte Dellamore di Michele Soavi, l’ultimo film horror degli anni ’90 prima del buco nero di questo ventennio.

PS: per maggiore completezza, le statistiche di vendita dei fumetti USA comparati con quelli italiani le potete trovare QUI.